Mario Cei, da attore, si è da sempre dedicato alla lettura della poesia in pubblico. 
  Da
  qui
  un
  preciso
  indirizzo
  culturale
  che
  privilegia
  un
  certo
  classicismo
  nella
  ricerca
  del
  ‘particolare
  raro’,
  che
  si
  riflette
  anche
  nella
  sua
  attività 
  parallela,
  quella
  del
  disegnatore,
  pittore
  e,
  soprattutto,
  scultore:
  attività,
  quest’
  ultima,
  che
  non
  può
  definirsi
  un
  hobby
  -
  nonostante
  i
  pochi
  pezzi
  finora 
  realizzati – data la convincente serietà qualitativa dei risultati. 
  Soggetti: i grandi miti greci, corrispondenti anche a fondamentali ed eterne situazioni psicologiche umane. 
  Il
  gruppo
  in
  bronzo
  raffigurante
  l’amplesso
  fra
  Edipo
  re,
  ignaro,
  e
  la
  madre,
  la
  regina
  Giocasta
  è
  risolto
  con
  dinamismo
  concitato,
  quasi
  urlato, 
  nell’intrico dei corpi e con sapiente moltiplicazione dei punti di vista. 
  Rotture,
  slabbrature
  significative
  nelle
  membra,
  preziosità
  di
  colore
  e
  di
  patina
  sulle
  superfici
  vogliono
  essere
  un
  omaggio
  al
  “non
  finito”
  di
  molta 
  scultura moderna. 
  Una allusione al materico di molta pittura informale, in contrasto con il barocchismo della concezione d’ insieme della composizione. 
  I
  disegni
  preparatori
  rivelano
  simpatie
  per
  il
  manierismo
  toscano;
  ma
  anche
  in
  questo
  caso
  il
  gusto
  per
  l’allusione,
  lo
  scorcio,
  lo
  sfumato,
  dimostrano 
  che Mario Cei si distanzia dal revivalismo, puntando su un modo attualissimo di citare il passato.
   Walter Schönenberger, POVOLETTO 97 
  ARTETEATRO
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
  
 
 
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